Page 15 - catalogo definitivo
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Il Comitato monzese faceva perno sulle parrocchie e aveva assisti su tutto il territorio comunale, come
             da tabella seguente.

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              PARROCCHIE  GRUPPI  MADRINE  FAMIGLIE
                                                                          maschi      femmine        Totale

             Duomo                    5            10            24           23           25          48
             San Biagio               5            10            23           26           27          53
             San Carlo                1            14             7            8            3          11
             San Gerardo              8            16            49           59           44         103
             Cascina Bovati           1          suore            6            7            5          12
             La  Santa                1            3             15           14           15          29
             San Rocco                1          suore            7            8            7          15
             Cascina Bastoni          1                           3            3            6           9
             TOTALE                  23            53            134         148          132         280





            Suor Maria Bertilla (1888 – 1922), al secolo Anna Francesca Boscardin, nasce nel 1888 a Brendola,
            paesino dei Colli Berici in provincia di Vicenza, da famiglia contadina . Qui conduce la vita di tante altre
            ragazze contadine di allora, aiutando nel lavoro dei campi e andando a servizio presso famiglie più
            agiate, sinché, nel 1905, sceglie la vita religiosa. Durante la Grande Guerra presta servizio nell’ospedale
            di Treviso, dove si  espone con coraggio alle frequenti incursioni degli aerei austriaci che attaccano le
            vicina ferroviaria. Durante la ritirata di Caporetto a Bertilla toccò il compito di organizzare e accom-
            pagnare il trasferimento in Lombardia di una quota consistente dei soldati feriti e ammalati di tifo. Ci volle-
            ro cinque giorni e cinque notti prima che il gruppo potesse arrivare a destinazione in Brianza. In Brianza
            i soldati vennero ospitati a Besana, nella casa dei Figli della Provvidenza di Rigola a Villa Raverio . Ritorna-
            ta in Veneto alla fine della guerra, morì all’età di trentaquattro anni; nel 1961 é stata canonizzata da Papa
            Giovanni XXIII.
            Sita Mayer Camperio (1877 – 1967), ultima figlia di Marie Siegrfried e Manfredo Camperio, nasce a La
            Santa (allora frazione di Monza) in una famiglia saldamente ancorata ai valori risorgimentali e umanitari e
            cresce seguendo un’educazione ricca di stimoli e opportunità. La madre, che apparteneva ad una facol-
            tosa dinastia industriale francese del settore tessile, di fede protestante, non ancora trentenne, in occasi-
            one della guerra franco-prussiana aveva testimoniato in modo molto concreto le sue convinzioni umani-
            tarie e pacifiste prestando servizio negli ospedali militari della sua città di Mulhouse in Alsazia. Condivise
            con la madre il suo impegno nel movimento di emancipazione della donna, che, tra l’altro, l’aveva portata
            a partecipare alla fondazione a Milano, in zona Niguarda, della Scuola Agraria Femminile, di cui Marie fu
            presidente dal 1903 al 1919, con l’obiettivo di promuovere il riscatto della donna (e conseguentemente
            lo sviluppo del mondo rurale nel suo insieme) attraverso l’educazione e la promozione di  una cultura
            improntata al progresso scientifico.
            Divenne personaggio di primo piano del movimento umanitario femminile, organizzando a Milano
            insieme ad altre donne, tra cui Rosa De Marchi e Matilde Visconti di Modrone, il primo corso di formazi-
            one per infermiere della Croce Rossa Italiana. Sulla base di questa esperienza positiva, sempre nel
            capoluogo lombardo, Sita nel 1907 fonda, seguendo l’esempio francese, la prima scuola di infermiere
            CRI e durante la Prima Guerra Mondiale si distinse per il servizio prestato per i soccorso ai soldati feriti,
            dapprima prestando servizio sul treno ospedale n.2, che trasportava i feriti dal fronte verso Lombardia,
            Piemonte e Toscana, e poi negli ospedali militari al fronte . Da maggio a ottobre 1917 è sul Carso, a
            Sagrado di Gorizia, svolgendo funzione di capogruppo delle infermiere nell’ospedale da campo n.75,
            che lei dice “so mancare di tutto e dove non ci sono mai state infermiere” , abbandonandolo solo a causa
            della ritirata di Caporetto. Coordina pure una rete di sostegno all’ospedale operante nelle retrovie, che
            fornisce prezioso materiale sanitario e generi di conforto per i militari degenti e al fronte e di abbigliamen-
            to speciale, adatto ad evitare il congelamento degli arti, che veniva confezionato presso la Scuola Agraria
            Femminile.
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