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Dunque la vicenda viene ricostruita da italiani e austriaci in modo molto diverso, come ben testimoniato
dal servizio giornalistico che compare su un quotidiano dell’allora neutrale Svizzera, il Journal de Genève,
che affianca le “veline” dei bollettini di guerra di ambedue i comandi militari, con le due contrastanti
versioni dei fatti.
Conclusione
Le vicende di bombardamenti sulle città verificatesi durante la prima Guerra Mondiale, a Monza, a Milano
come in non poche altre città italiane, sono cosa minima in confronto a quanto avverrà nei successivi
conflitti. Si trattò allora di azioni più dimostrative che realmente distruttive, anche se già erano presenti
quegli elementi di strategia e tecnica militare che furono poi utilizzati su larga scala durante la II Guerra
Mondiale, quando si ritenne che l’opzione dei bombardamenti aerei c.d. “terroristici” fosse ormai matura.
Nel 1916 siamo solo agli albori di quella che è stata la lunga e sanguinosa storia dei bombardamenti aerei
sulla popolazione civile in Europa, storia che, come abbiamo visto,è insieme militare, umanitaria e di uso
della comunicazione a fini di propaganda. La memoria orale della popolazione monzese, a livello privato
e pubblico, conserva traccia dei fatti di storia localizzata qui descritti, come è stato possibile rilevare nelle
ricerche svolte. In particolare sin dal 2003 l’Istituto Green Man ha promosso azioni di memoria attiva,
realizzando il Roseto della pace del quartiere san Biagio, come doveroso riconoscimento alle vittime
monzesi e slovene dei bombardamenti del febbraio 1916 (8) . E come riconoscenza espressa a tutti gli
“inconsapevoli eroi civili della guerra al quotidiano” che con le loro tragiche storie rappresentano elemento
costitutivo di fondo dell’insegnamento che ha portato i popoli europei sulla via della pace e dell’unione.
Il 7 marzo 1918 Il tenente colonnello Paolo Tacoli richie-
de al Regio Commissario di Monza di poter collocare
sulla casa di via Como 12 (ora via Prina 16) una lapide a
proprie spese in memoria delle vittime del bombarda-
mento. La lapide fu rimossa dopo l'alleanza fra Italia e
Germania e prima della II Guerra Mondiale.
1) Eurilla Bollani, La grande guerra 1915-1918 vista da casa (diario di una signora monzese), Bellavite, Missaglia (Lc),
2009, p.58.
2) Per una ricostruzione da parte austriaca di questa vicenda militare (fatta dall’ufficiale al comando dello stormo
partito dal Trentino) vedi Eugen Steiner-Goltl Edler von Auring, "Osterreichischungarische Fliegen beim Angriff" in
Georg Paul Neumann ed. In der Luft unbesiegt: Erlebnisse im Weltkrieg: erzdhlt von Luftkampfern (Monaco, 1923),
pp. 50-56. Sempre fonti austriache indicano in 11 il numero degli aerei facenti parte dello stormo che attaccò Milano
e Monza e in 41 il numero delle bombe sganciate durante l’intera missione. Vedi Austria. Bundesministerium für
Landesverteidigung, Edwin Sacken (freiherr von.), Österreich-Ungarns letzter Krieg, 1914-1918: Bd. Das Kriegsjahr
1916. 1. Teil: Die Ereignisse von Jänner bis Ende Juli, Verlag Militärwissenschaftlichen Mitteilungen, 1933, p.188.
3) Furono interessati i quartieri di Porta Nuova, Porta Romana e Porta Volta, dove fu colpita l’importante centrale
termoelettrica della società Edison.
4) I Vandali!, Il Cittadino, 24.2.1916.
5) Questo, comunque, in occasione del raid austriaco su Milano non funzionò, come varie fonti storiche testimoniano.
6) Saverio Cilibrizzi, Storia parlamentare politica e diplomatica d'Italia da Novara a Vittorio Veneto, Società editrice
Dante Alighieri di Albrighi, Segati & c, Milano – Roma - Napoli, 1923, vol.7°, p.405 e p.408.
7) Il generale Giulio Douhet, iniziatore dell’aviazione da guerra italiana, si pronunciò in modo decisamente critico sul
bombardamento aereo di Lubiana dal punto di vista militare di analisi costi / benefici dell’azione.
8) Vedi Roberto Albanese, Le bombe austriache sulla città di Teodolinda, Rivista Brianze, n. 26 (2003), p.53.
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