Page 16 - catalogo definitivo
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1) Eurilla Bollani, La grande guerra 1915-1918 vista da casa (diario di una signora monzese), Bellavite, Missaglia (Lc),
            2009, p.58.
            2) Per una ricostruzione da parte austriaca di questa vicenda militare (fatta dall’ufficiale al comando dello stormo
            partito dal Trentino) vedi Eugen Steiner-Goltl Edler von Auring, "Osterreichischungarische Fliegen beim Angriff" in
            Georg Paul Neumann ed. In der Luft unbesiegt: Erlebnisse im Weltkrieg: erzdhlt von Luftkampfern (Monaco, 1923),
            pp. 50-56. Sempre fonti austriache indicano in 11 il numero degli aerei facenti parte dello stormo che attaccò Milano
            e Monza e in 41 il numero delle bombe sganciate durante l’intera missione. Vedi Austria. Bundesministerium für
            Landesverteidigung, Edwin Sacken (freiherr von.), Österreich-Ungarns letzter Krieg, 1914-1918: Bd. Das Kriegsjahr
            1916. 1. Teil: Die Ereignisse von Jänner bis Ende Juli, Verlag Militärwissenschaftlichen Mitteilungen, 1933, p.188.
            3) Furono interessati i quartieri di Porta Nuova, Porta Romana e Porta Volta, dove fu colpita l’importante centrale
            termoelettrica della società Edison.
            4) I Vandali!, Il Cittadino, 24.2.1916.
            5) Questo, comunque, in occasione del raid austriaco su Milano non funzionò, come varie fonti storiche testimoniano.
            6) Saverio Cilibrizzi, Storia parlamentare politica e diplomatica d'Italia da Novara a Vittorio Veneto, Società editrice
            Dante Alighieri di Albrighi, Segati & c, Milano – Roma - Napoli, 1923, vol.7°, p.405 e p.408.
            7) Il generale Giulio Douhet, iniziatore dell’aviazione da guerra italiana, si pronunciò in modo decisamente critico sul
            bombardamento aereo di Lubiana dal punto di vista militare di analisi costi / benefici dell’azione.
            8) Vedi Roberto Albanese, Le bombe austriache sulla città di Teodolinda, Rivista Brianze, n. 26 (2003), p.53.
            Giuseppina Oreni (1883 – 1918) nasce in una famiglia benestante monzese, i suoi genitori sono Filippo
            Oreni e Palmide Molteni. Le viene impartita una educazione accurata e Giuseppina cresce ben integrata
            nell’ambiente femminile delle “famiglie bene” della Monza altolocata di allora, ricco di attività sociali, culturali
            e naturalistico/escursionistiche, come quelle che il Club Alpino Italiano organizza tra i ceti più abbienti. La
            famiglia Oreni ha una importante attività nel campo del commercio in pieno centro di Monza. Roberto
            Oreni, fratello di Giuseppina, è un personaggio influente in città, che fu anche. vicepresidente dell’Unione
            dei commercianti monzesi, è protagonista attivo del mondo culturale monzese. La casa di famiglia degli
            Oreni, a pochi passi dal Duomo, nel cuore del capoluogo brianzolo, fu luogo frequentato da artisti, come i
            pittori del gruppo monzese del Coenobium che il fratello Roberto, appassionato d’arte e mecenate, soste-
            neva e accoglieva. Tra questi spicca il pittore, incisore e scrittore, Anselmo Bucci. Probabilmente Giuseppi-
            na non fu estranea all’attivismo culturale del fratello, partecipando verosimilmente al clima sociale e cultura-
            le dell’epoca.
            Quanto sappiamo invece per certo di Giuseppina è il suo impegno umanitario in veste di infermiera volon-
            taria della Croce Rossa. Infatti nel dicembre 1914 si iscrive alla Scuola infermiere presso il Comitato CRI di
            Monza. Questa istituzione del resto a Monza aveva una lunga tradizione di impegno civico,  visto che il
            comitato cittadino monzese era stato tra i primi a nascere in Italia dopo la Convenzione di Ginevra del 1864
            che aveva dato origine al movimento. Il nome di Giuseppina Oreni, Comitato CRI di Monza, è presente nella
            lista delle crocerossine italiane decedute per cause di servizio legate alla Grande Guerra. Luisa Zeni,
            personaggio dell’irredentismo trentino e poi crocerossina, nella sua autobiografia, la cita tra le “croceross-
            ine morte sul campo del dovere”.


















































                                           Sita Mayer Camperio






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