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Il fatto, come già abbiamo detto, viene comunque visto dalla gente come qualcosa di inusitato, dal
grande effetto psicologico, come emerge dalla cronaca dell’episodio fatta dalla stampa locale.
L'interpretazione del fatto
La popolazione monzese, commenta Il Cittadino , segue l’attacco "con intrepida calma e, diciamo subito,
con imprudente e pericolosa curiosità". Prosegue l’articolista: "invece di ripararsi, la popolazione si è river-
sata nelle vie, curiosa di constatare di quanta crudeltà sia capace la nazione a noi nemica. Una gran ressa
di curiosi si pigiò sui luoghi dove caddero le bombe, dopo che il cielo fu libero dai nemici. Quasi tutti gli
stabilimenti cessarono il lavoro". L’articolista coglie poi nel fatto avvenuto quella che è la caratteristica
peculiare della guerra odierna, ovvero l’aver eliminato l’antica distinzione tra esercito combattente e
popolazione civile e l’aver fatto di entrambi obiettivo dell’azione militare. "Ma la nuova barbarie nemica –
commenta il giornalista - ha voluto chiamare tutto il popolo a soffrire della vita di ansie dell’esercito com-
battente, e il popolo italiano, specialmente il popolo lombardo, che non dimentica le calcagne ferrate e le
verghe dei poliziotti austriaci, ritrova sé stesso al contatto delle nuove armi degli stessi offensori" (4).
Proseguendo la lettura dei commenti della stampa locale si capisce quali furono le contromisure prese per
rispondere a questo nonché ad altri eventuali attacchi. Il giornale rileva che l’aereo non trovò "nessun
disturbo" e poi prosegue: "Sappiamo benissimo essere impossibile impedire questi raid, facilitati dal
grado di perfezione a cui è giunta oggi l’aviazione nel regolare l’altezza e la velocità dei corsari dell’aria".
Ciò malgrado viene formulata comunque la richiesta che fosse organizzata la difesa aerea della città di
Monza e predisposto un sistema di allarme, evidenziando il fatto che questi invece erano stati già attivati
per Milano (5) . In effetti, giorni dopo, in presenza di un temuto nuovo attacco, la popolazione verrà messa
in allarme.
Tra propaganda e voglia di vendetta: l'attacco su Lubiana
Ma le risposte sono anche di altro tipo, sia di livello propagandistico come pure di rappresaglia militare.
Su Il Cittadino del 2 marzo viene infatti pubblicata una lettera dell’aviere Alfredo Cambiaghi di Villa San
Fiorano. "E’ la guerra" commenta l’aviere, che al tempo stesso informa di come da parte italiana si sia già
provveduto a bilanciare la partita. Giovedì 19 febbraio 1916 una squadriglia di 9 bombardieri Caproni
[secondo la testimonianza dell'aviere Cambiaghi] aveva attaccato la città slovena. La censura impedisce
al giornale di riferire il numero delle bombe scaricate; la frase della lettera del Cambiaghi riportata da Il
Cittadino ha infatti uno spazio lasciato in bianco. “Dio sa che disastro!", è il commento piuttosto cinico
dell’aviere brianzolo. Vediamo ora come il bombardamento italiano su Lubiana viene presentato dallo
Slovenec, il più importante quotidiano sloveno di diffusione nazionale, che veniva stampato a Lubiana,
nella sua edizione del 21 febbraio 1916. La rappresaglia italiana su Lubiana è portata da una squadriglia
di otto bombardieri Caproni che alle ore 8,30 del 19 febbraio penetrano in territorio nemico nei pressi di
Gorizia. Tre di questi attaccano Vrhnika e cinque Gorizia, incontrando la reazione della contro aerea
dell’esercito austro-ungarico. Alle 10,30 gli aerei arrivano nel cielo di Lubiana e attaccano la città; la stazi-
one ferroviaria di Dolenje viene colpita da tre bombe, mentre altri ordigni cadono uno in piazza Sentjakob
- nei pressi dell’ospedale – un altro nel fiume Ljubljanica e un altro ancora a Mozevirje. L’attacco, che è
ostacolato dalla nebbia che gravita sulla città, causa alcuni feriti ma nessun morto. Il bombardamento
riprende alle ore 12, con un aereo italiano che continua l’azione. Gli aerei italiani volano molto basso e
l’azione dei Caproni viene contrastata dai cannoni della difesa contraerea e dai caccia austriaci; così gli
aerei, che tentavano di ripassare il confine sempre da Gorizia, dovettero invece sorvolare Trieste. L’articolo
dà anche notizia della cattura di un Caproni costretto ad atterrare in territorio nemico; dei due membri
equipaggio, uno muore in combattimento, mentre l’altro è fatto prigioniero. In realtà sappiamo che da
parte italiana si subirono anche altre perdite; un altro bombardiere Caproni, pesantemente attaccato dai
caccia austriaci, è condotto in salvo grazie al coraggioso comportamento del capitano Salomone. Questi,
unico sopravvissuto di un equipaggio di tre aviatori, malgrado fosse gravemente ferito e allo stremo delle
sue forze, guida il velivolo sino ad atterrare in territorio italiano (6) . L’episodio viene dato ampio risalto dagli
organi di informazione italiani che, per quanto riguarda gli esiti del bombardamento, si limitano a ripro-
durre le informazioni ufficiali che riferiranno unicamente di gravi danni portati dai Caproni ad acquartiera-
menti e magazzini militari e infrastrutture (stazione ferroviaria, uffici postali di Lubiana), non parlando di
vittime tra la popolazione civile (7) . La notizia della morte di Stanko Zoršen, bambino sloveno di 7 anni
vittima del bombardamento, è riportata dallo Slovenec del 22 febbraio.
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