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Giorgio Pagnoni                                                                Giorgio Pagnoni




 e  inondato  con varie mani di colla vinilica, per   Mi arrabattai, cercai di dirgli il meglio che potevo, non

 impermeabilizzarlo.  un granché. Ma il mio “io” era comunque salito di un


 Poco dopo l’inizio della tempesta, il mio compagno   paio di gradini.

 di  barca  aveva  già  mollato:  non  pagaiava  più,  si  era   Credo che oggi Lurgan ci direbbe di non essere tristi: ha

 coperto completamente con il poncho impermeabile   vissuto una vita davvero piena, ha lasciato una traccia,


 e pregava, pregava, pregava. Io non ho mollato, ho   una traccia certamente indelebile dentro di me. Grazie

 pagaiato duro, sempre contro vento e contro le onde,   Lurgan, un tuo scout.

 ma ero rimasto inevitabilmente staccato dagli altri.

 Alla  fine  ce  l’ho  fatta  approdando  sulle  rocce  del

 promontorio di Piona: Lurgan era lì, mi aspettava, ha                         Giorgio Pagnoni


 preso la prua del kayak e mi ha aiutato a tirarlo su.

 Poi mi ha guardato per un bel dieci secondi dritto negli

 occhi e mi ha detto: “bravo!”.


 Ce l’ho ancora dentro quel “bravo!”

 Ognuno ha preso la sua strada e ci siamo visti o sentiti

 raramente  negli  ultimi  quaranta-cinquant’anni.

 Eppure ogni volta che dovevo prendere una decisione

 difficile, di lavoro o di famiglia, mi scoprivo a chiedermi:


 “cosa farebbe Lurgan al posto mio?”.

 Evidentemente non lo sapevo cosa avrebbe fatto, ma

 il solo fatto di pormi la domanda, “su la fronte, dritte le


 spalle”, mi aiutava a prendere la decisione.

 Una volta, non tantissimi anni fa, mi telefonò e mi disse

 che aveva un problema tecnico sul lavoro e che pensava

 potessi aiutarlo: a suo parere su quell’argomento ne

 sapevo più di lui.




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